domenica 7 luglio 2013

Il Triclinio - ovvero Cenette gustose tra amici con ragionamenti


Lo dice la parola stessa, non il suo etimo ovviamente, ma ciò che rappresenta in pratica e nell'immaginario comune. Il triclinio è quel luogo in cui ospiti e invitati di riguardo condividono un pasto. I conviti dell'antichità tuttavia non erano solo pasti per la pancia ma, talvolta, anche pasti per l'intelletto. Platone docet.
Ebbene  il Triclinio è proprio questo: bere insieme ottimo vino, gustare i migliori piatti comodamente distesi sui nostri triclinii e conversare gustando insieme anche ragionamenti talvolta profondi, talaltra lievi, ma sempre  per meglio comprendere insieme i loci della vita, il senso delle cose. Volete chiamarla filosofia? Se vi piace, cosi sia.
   Anni 60 / 80.  Ricordo che in famiglia, per tutta l'infanzia, l'adolescenza e la maturità, le nostre cene (e soprattutto quelle delle feste comandate) tra una coscetta di pollo, un bicchiere di vino e una pastiera fiorivano discorsi fantastici che coinvolgevano tutti da mio padre a mia zia, da mia madre a noi ragazzi. e tutti potevano dire qualcosa, anche battute di spirito o frasi irriverenti. Ma alla fine restava una soddisfazione enorme, un senso di sazietà per aver nutrito segretamente anche qualcos'altro oltre la pancia.
Ogni volta era pronto un seme nuovo; l'interpretazione di un sogno, oppure un fatto politico, talvolta era una poesia, oppure un argomento della vita quotidiana e perfino della vita e della morte o della fede e dell'amore.

Magari qualcuno dirà: "sai che noia, questa famiglia?" e invece no, vi assicuro! noi ragazzi avevamo facoltà di parola, da sempre, da piccoli piccoli ad adolescenti e oltre. Nessuno di noi in famiglia ci diceva: "stai zitto, tu, sei piccolo: cosa ne capisci?". Mai.
   Talvolta l'adulto si stupiva di qualche nostra considerazione o di qualche nostra perplessità. Era divertente. Altre volte sbocciavano battute di spirito, argute e sferzanti che alleggerivano il peso del nostro filosofare. Altre volte, invece, calava un silenzio meditativo rotto soltanto dal suono ruscelloso del vino che scivolava dalla bottiglia nel bicchiere.

Qualche volta capitava invece nel contrasto più acceso che veniva prontamente rotto da un commento buffo di zia Bianca sempre armata di levità e autoironia, e dai nostri sguardi complici...
Insomma, non è vero che è noioso pranzare o cenare in famiglia... e non è vero che in simili occasioni sia noioso discutere di cose meno futili dei "massimi sistemi"... E, cosa più bizzarra, che vi piaccia o no, noi ragazzi non avevamo timore di "presentare in pubblico i nostri scritti, le nostre poesie, i nostri timori, i nostri problemi. In cambio il tempo ci ha lasciato in dono il gusto del comunicare, il sapore dolce dell'analisi, l'aroma dell' "insieme si comprende di più", l'odore delle ricchezze altrui donate con passione e disinteresse. Infine il gusto di sapori che soltanto la memoria lucente di quel passato brulicante di vita poteva offrire allora e che oggi pare sopito nell'ignavia, nell'indifferenza e nel torpore.
   Ecco dunque il triclinio che offro a voi e a me con immenso piacere.
Alla Salute e alla vita!

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